Le pinne

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Le origini del Nuoto Pinnato sono legate allo sviluppo, all’evolversi della lotta dell’uomo per padroneggiare nell’ambiente acquatico; lotta che ha trovato nelle tecniche natatorie di superficie e nelle tecniche di immersione due fondamentali linee di successo.
Il Nuoto Pinnato è figlio di questa continua ricerca che ha portato come meta il trasporre le attitudini di un animale storicamente terrestre, l’uomo, alle condizioni poste dall’ambiente acquatico.
In modo particolare il Nuoto Pinnato segue il filone evolutivo che cerca di impiegare nell’acqua, per la locomozione, quella parte del corpo umano che è più naturalmente deputata a questo scopo, e cioè gli arti inferiori.

Il primo passo che porta al Nuoto Pinnato è il progressivo affinarsi del nuoto con le pinne. Nuotare con tali strumenti è un tipo di attività recente anche se fin dai tempi di Leonardo da Vinci possiamo osservare in alcuni disegni dei strani calzari che potremmo definire come i precursori delle attuali pinne.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, alcuni reparti specializzati della Marina Militare furono attrezzati con le pinne e alla fine del conflitto mondiale si svilupparono gli impieghi subacquei delle pinne stesse. Bisogna per attendere la metà degli anni ’50 perché il Nuoto con le pinne trovi uno sbocco agonistico preciso come un adattamento dello stile a ‘crawl’ del nuoto. Questa fase durò fino a metà degli anni sessanta. Il Nuoto Pinnato era solo in embrione, praticato solo in piscina e in acque libere con le gare di fondo.
La nascita internazionale del Pinnato è sancita nel 1969, quando agli ‘Europei’ di Locarno in Svizzera, i titoli vengono assegnati nelle distanze dei 100, 200, 400, 800 e 1850 mt (Miglio Marino), per uomini e donne. Si disputano le staffette classiche 4×100 e 4×200 m.
Undici titoli vengono vinti da atleti dell’URSS. Il mito sovietico del Nuoto Pinnato si ratifica.